Domenica scorsa Pietro aveva lasciato barca, rete e pesci per seguire Gesù. Era riuscito a pescare un sacco di pesci, a guadagnare bene… ma poi lascia tutto per seguire quell’uomo che aveva parlato al suo cuore. Lascia tutto non perché vuole diventare povero, ma perché scopre un’altra ricchezza. La ricchezza.
Se ci pensiamo, fa l’esatto contrario dell’uomo ricco: questi tiene tutto e invece di seguire Gesù se ne va per la sua strada. E qui il grande richiamo della prima lettura: qual’è la nostra vera ricchezza? Ossia: quando abbiamo bisogno quali ‘carte’ giochiamo? Su cosa facciamo leva? In cosa confidiamo? Potremmo giocare le nostre migliori carte, mettere in campo le nostre migliori capacità e performance… ma ci fidiamo davvero di noi? Oppure potremmo sbandierare il nostro peccato, le nostre povertà così da ritenerci inadatti, incapaci, e addirittura inutili come ha fatto Pietro domenica: “allontanati da me che sono peccatore”. Ma anche questa non pare una soluzione.
Il Salmo ci fa ripetere: “beato l’uomo che confida nel Signore” e il vangelo ci offre le beatitudini della povertà, della fame, del pianto e della persecuzione. Come possono la povertà e il pianto essere ‘vie’ di fiducia e di speranza? Dio certo non vuole la povertà, anzi la combatte. Vorrebbe che nel mondo non ci fosse, che fosse sconfitta grazie alla condivisione. E non vuole neppure le lacrime come un padre che non può sopportare vedere il proprio figlio piangere. Ma la situazione di povertà e pianto sono circostanze esistenziali nelle quali ci accorgiamo di essere poca cosa e dunque abbiamo bisogno di ‘altro’ per venirne fuori.
E dentro questa situazione è possibile sperimentare di essere profondamente amati da Dio. Beneficiari del suo amore capace di raggiungerci anche nel nostro fallimento. Non perché ce lo meritiamo – come pensava il giovane ricco – ma perché Dio ama gratis e tutti. Fino ad amare chi si vorrebbe lasciare indietro. E paradosso dei paradossi, proprio dentro questa realtà ci è dato di sperimentare una ‘strana ricchezza’, quella di possedere l’unica cosa che conta…
Signore anche noi rischiamo di confidare nelle nostre forze o paradossalmente nelle nostre povertà continuando a ritenerci vittime. Aiutaci a confidare in te e, dentro le situazioni di povertà, pianto e bisogno, riconoscere il tuo amore che ci raggiunge e può diventare la nostra ricchezza.
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