Pubblico delle grandi occasioni alla Sala don Bosco per la proiezione del film “Potevo farmi santo”. Il film, realizzato dall’Associazione culturale Compagnia Bella, in collaborazione con Onda Film, è un emozionante racconto sulla vita di monsignor Giuseppe Prati, il famoso don Pippo. Tra il 1913-1914 fu anche cappellano dei Cappuccinini nel periodo in cui Don Morgagni era parroco. E’ stato prodotto in occasione del 71° anniversario della morte di don Pippo e girato interamente a Forlì circa due anni fa in diverse settimane di riprese diretto dal giovane regista forlivese Romeo Pizzol.
“Potevo farmi santo” sono state le ultime parole di un uomo che ha fatto della sua vita una missione al servizio della comunità forlivese, al di fuori di ogni cerchia politica o religiosa. Il film offre uno sguardo sulla sua vita, assumendo i molteplici punti di vista tramandati dai suoi stessi concittadini. A costruire la storia non sono le azioni di don Pippo, ma gli effetti che queste hanno avuto sulle persone che ha incontrato: sono loro a restituire, in forma di racconto, l’eredità ricevuta. Ricordiamo anche la sua attività “giornalistica” che diede voce ai giovani cattolici forlivesi fondando la rivista Il Momento. La sua direzione al giornale fu interrotta, per motivi politici interni alla diocesi, dal 1921 al 1924. Don Pippo dovette fare anche i conti con il regime fascista che decretò la sua fine nel 1942. Nel dopoguerra riprese la direzione del giornale, posizione che mantenne fino alla morte.
Nel film trovano spazio i racconti, le parole, i pensieri, e le gesta del nostro don Pippo, costruendo una narrazione corale al centro della quale, oltre alla sua figura, c’è la città stessa di Forlì che lui ha contribuito a costruire e per certi versi a salvare. Una città ben presente, che vive, ricorda e celebra la propria storia.
Tra il pubblico era presente un antico allievo Lamberto Lombardi oggi novantenne. Il parroco don Carlo lo ha intervistato su qualche episodio della loro amicizia.
L’obiettivo del film oltre a testimoniare la figura del prete forlivese ed essere una bella storia vuole portare in primo piano anche i valori della condivisione, l’impegno religioso e sociale in grado di fare la differenza nella società di oggi.
[Daniele]