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L’omelia della Veglia Pasquale di mons. Corazza

È notte. Ma non è come a Natale. La notte di Natale era affollata. C’erano persone e animali. Gesù non era solo.

E non è neanche come nel momento della morte. C’era buio anche allora, poche ore prima. “Da mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio”.

Sì, possiamo dire che era notte anche nell’ora della morte. Ma anche in quel momento, Gesù non era solo. Tranne i discepoli c’erano le tre Marie, c’era Giovanni, il centurione, i soldati, gli scribi, i sacerdoti. Gesù non era davvero da solo.

Invece, nella notte di Pasqua, Gesù è solo.

Gesù risorge nella solitudine, una ripartenza che ricorda la notte della creazione.

La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggia sulle acque. Dio disse: sia la luce! E la luce fu.

Ma nella risurrezione di Gesù risorge anche un popolo.

Ricorda un’altra notte, la notte dell’Esodo. Un intero popolo si alza di notte, mangia velocemente e fugge dall’Egitto. Fugge di notte, per andare verso la luce della liberazione.

La luce che illumina la strada degli ebrei verso il deserto della liberazione. La notte in cui risorge un popolo.

La notte della risurrezione ha sorpreso tutti. Nemmeno i discepoli che erano stati con Gesù in cima al monte Tabor se lo aspettavano. Dopo l’evento si ricorderanno di questo episodio e delle sue parole e collegheranno le cose.

L’intervento di Dio che libera e salva è sempre una sorpresa. Perché sembra inimmaginabile.

La crocifissione e la morte di Gesù erano state una tragedia enorme. Gesù era appena stato accolto dalle folle festanti e osannanti che agitavano rami di palma. Dopo poche ore era tutto finito. Sembrava la fine di tutto.

Eppure nell’antica alleanza nel libro di Ezechiele di parla di nuova alleanza. Nuova creazione. Ma forse, sconsolati, i discepoli pensavano di dover aspettare un altro di messia.

La resurrezione è stata davvero una grande sorpresa.

Anche le donne erano andate per profumare ed imbalsamare un morto ed esprimere un estremo gesto di affetto di cura. Non si aspettavano di trovarlo vivo.

Pietro voleva tornare a pescare.

I due di Emmaus se ne tornavano a casa. Tutti, insomma, riprendevano la vita di prima.

Potremmo continuare: la risurrezione è una sorpresa.

È così sorprendente che anche i ricordi sono confusi, le narrazioni degli stessi vangeli non sono così chiare. Avevano altro cui pensare, mica potevano prendere appunti e fare una relazione o un articolo per il giornale della prima comunità.

Solo dopo anni hanno scritto qualcosa andando in cerca dei ricordi degli ultimi testimoni rimasti.

Ma la Pasqua ha questa caratteristica: di smentire la realtà che vorrebbe tutto finito, un capitolo chiuso.

E invece no, Dio lo riapre.

Ma non solo allora, anche oggi.

E vale per la Chiesa e per il mondo.

Per la Chiesa: in questi tempi di crisi, molte volte abbiamo la sensazione che abbiamo imboccato un piano inclinato. Che la fede trovi sempre meno ospitalità nel cuore e nella mente della gente di oggi. Almeno da noi, in Europa.

Ma Cristo risorge ancora nel cuore dell’umanità. Perché Lui è vivo.

Non dobbiamo sognare il ripetersi di celebrazioni esteriori o di manifestazioni di forza e di potenza. Non dobbiamo tentare di tornare indietro a come eravamo una volta; dobbiamo andare avanti e lasciarci guidare e plasmare da Lui, vivo e vivente, che ci porta per sentieri a noi oggi ancora sconosciuti.

Gesù risorge sì, ma come vuole Lui.

E questo vale anche per il mondo. Il mondo si lasci sorprendere dal Signore. Anche per il mondo di oggi parliamo di rinascita e non di ritornare a come eravamo prima.

Quello che conta, cari fratelli e sorelle, è che noi incontriamo Cristo risorto e lo lasciamo vivere nella nostra vita.

La fede, molte volte, è svanita o si è spenta a causa della mancanza di credibilità di noi cristiani.

Siamo qui, questa notte, per rinascere.

A Pasqua non risuscita solo Gesù, risuscita anche la fede in Gesù, risuscita la Chiesa.

Se sono qui, cari fratelli e sorelle, se siamo qui, è perché vogliamo restare con Gesù. È la sua Parola che illumina il buio della nostra vita.

Siamo anche noi nel buio. La morte sembra avere l’ultima parola anche oggi. Sembra sempre, davanti ad ogni morte, che la morte celebri la sua vittoria sulla vita. E che il buio ricopra ancora e sempre la terra. E che la vita sia una illusione.

Ecco perché siamo qui, anche questa sera. Questa notte. In questo tempo. Per riascoltare l’annuncio pasquale.

Cristo è vivo. Lo abbiamo visto:

– nella luce che ha illuminato il nostro Duomo all’inizio rompendo le tenebre;

– nel canto dell’Exultet che ha riempito di armonia ogni segreto angolo di questa Chiesa;

– nella Parola che è risuonata nelle nostre orecchie;

– nei segni che hanno reso visibile ai nostri occhi l’invisibile;

– nel pane e nel vino che rendono presente l’amore di Cristo che condivide la sua vita con noi;

– nell’acqua che bagna e ristora le nostre anime;

– in tutti questi segni il Risorto, quel Risorto, questa sera si mostra vivo, ed è qui con noi! E ti vuole vivo!

Diciamolo, cantiamolo, testimoniamolo con la nostra vita.

La terra, gli uomini e le donne del nostro tempo lo attendono. Consoliamo il nostro popolo, scopriamo e divulghiamo il bene. Spezziamo il buio che avvolge i nostri cuori con la sua Luce. Questo è il nostro vaccino.

Non è un rito che si ripete, è l’amore che si rinnova facendolo.

Come le donne al sepolcro, a partire da Maria di Magdala, divulghiamo il bene presente e visibile nella nostra storia, facciamo circolare la notizia del bene. Rotoliamo via la pietra dal sepolcro che blocca la vita. Non è qui! Cristo è vivo in ogni gesto di carità e di amore che anche in questi tempi ha spezzato le tenebre del male e del peccato.

Non lasciamoci vincere dal male, non ignoriamo la presenza di Cristo risorto. Andiamogli incontro. Come Maria di Magdala, Pietro, Giovanni, riprendiamo a correre, riprendiamo a vivere. Andiamo a dirlo a tutti. Cristo è risorto, è veramente risorto!
(Tratto dal sito della Diocesi di Forlì-Bertinoro)

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