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carcerenatale

Il gruppo Ciac in viaggio tra le celle dei detenuti della Casa Circondariale di Forlì

Mi chiamo Cristina e sono catechista del gruppo CIAC da poco più di un anno.

Abbiamo proposto, come nostro percorso di catechesi, una iniziativa sul tema “carcere” che coincidesse in concomitanza con il tempo di “Avvento” in preparazione al Natale, periodo d’ “Attesa”.

Ci siamo chiesti: quali sono i gesti che piacciono a Gesù che nasce, vive e muore nelle nostre case e nelle nostre comunità?
Come può rifiorire la speranza di una rinascita quando ci troviamo schiavi delle nostre mancanze e nel buio delle nostre resistenze o dei nostri stessi stati d’animo? Per poi non parlare di certe situazioni che ci accadono nella nostra vita come una malattia, un lutto o qualsiasi perdita affettiva?

A questo punto ci siamo incontrati noi del gruppo CIAC con don Enzo Zannoni cappellano delle carceri della Casa Circondariale di Forlì, perchè testimonianza migliore sulla voce dei detenuti che ci giungono da una cella buia e silenziosa, non potevamo ricevere.

Abbiamo chiesto a Don Enzo come riesce ad entrare in amicizia con un detenuto e che cosa rappresenta lui per loro. Ha pronunciato queste parole:

“Non sono io che entro dentro il loro cuore e li guarisce, ma la mia presenza pone la misericordia di Dio e il Suo amore al centro della mia esistenza e, mostrandomi disponibile ad ascoltarli, li metto in condizione di alzare lo sguardo e di intravedere una strada da percorrere in attesa di vedere in lontananza quella luce abbagliante di Cristo Risorto che si chiama “speranza”. Solo pochi che escono dal carcere si rimettono nella condizione di potersi ricostruire un futuro, solo chi si appoggia alle loro famiglie e ancora di più alle comunità terapeutiche che si offrono di ospitarli possono arrivare a nuove opportunità lavorative consolidando la consapevolezza di poter avere una nuova VITA. Io resto nelle mani di DIO che bussa alla mia porta ogni giorno per dirmi di entrare dentro quei corridoi e raggiungere quella sofferenza e riconciliarmi con loro quando mi offendono, o urlano. Sono persone piene di sofferenza al punto da ritornare bambini. È un processo che si chiama “infantilizzazione” perché è così che ci si trasforma là dentro, retrocedendo e non guarendo dalle ferite che si hanno nell’anima. Non ci sono altre soluzioni.”

Come Gruppo CIAC abbiamo predisposto un lenzuolo (fazzoletto) appeso alla parete della chiesa di San Paolo in quanto nostra sede comunitaria con il proposito di condividerla con tutti, allo scopo di portare la nascita di Gesù Bambino che nasce anche dentro queste carceri e anche nel nostro cuore; un sorriso, una luce che entra attraverso le inferriate delle finestrelle di quelle celle buie e solitarie, perché Gesù Bambino può rivoluzionare e dare un po’ di pace e di serenità in un periodo speciale come il Natale.
Abbiamo raccolto prodotti per l’igiene personale e per la pulizia delle celle, portate direttamente da casa dai ragazzi del CIAC, una Santa Messa dedicata a loro e presieduta da don Thomas, preghiere per il perdono e lettere di auguri e di conforto scritte direttamente dai bambini del gruppo recapitate ai detenuti con sportine impreziosite da decorazioni natalizie sempre realizzate dai nostri ragazzi.
Abbiamo respirato, tramite la condivisione di questa iniziativa come Gruppo Ciac unitamente alla nostra realtà parrocchiale, il profumo di Cristo che ci ha fatto sentire, tramite lo Spirito Santo, chiesa viva che opera nella carità e nella speranza, che fa luce nel buio del cuore di ogni uomo e ci colma di gioia nell’offrirci reciprocamente in Cristo che nasce, vive, muore e risorge ogni giorno.

Ringraziamo Don Enzo Zannoni, cappellano delle carceri e tutti coloro che si sono adoperati a realizzare questa iniziativa.

Cristina Casadei, educatrice del Gruppo CIAC

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