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padreluca

Divenire artigiani di pace

Mt 6,1-6.16-18
Proprio non ci voleva. Dopo la Pandemia che ci ha bloccati per due anni e ci ha fatto vivere due quaresime ‘troppo particolari’, quest’anno speravamo di poter respirare un pò di aria nuova ed invece eccoci qui circondati dall’odore acre degli spari e dei bombardamenti di una guerra. Una guerra vicina, una guerra che scoppia in casa di persone conosciute, una guerra che apre possibilità che ci spaventano e ci fanno sentire ancora di più il senso dell’assurdo.

Più di altre volte. Perché ci fa osservare fin dove può giungere la stolta arroganza dei prepotenti, di chi si sente legittimato a fare qualsiasi cosa solo perché è più forte. Non solo, ma ci fa toccare con mano l’ipocrisia delle parole e dei ‘buoni propositi’ perché, mentre si riuniscono delegazioni per trovare un accordo di pace, si intensificano gli attacchi e gli armamenti. E ci chiediamo dove sia finito il volto dell’uomo, la sua integrità, la sua capacità di cercare il bene, di agire secondo il diritto, il senso della storia e della realtà? Possibile che facciamo sempre finta di tutto? Possibile che non ci si possa fidare della parola altrui? E poi, possibile che ci si permetta di fare ciò che si vuole sulla pelle degli altri perché ci sentiamo più forti e potenti?

E avverto più che mai pertinenti le parole della Scrittura che, in questo giorno di digiuno, condivisione e preghiera. Un giorno che, per la tradizione cristiana, segna l’inizio della Quaresima, un tempo di conversione, ossia di ritorno al cuore di noi, alla fonte della nostra integrità, al nostro centro ove nascono le nostre scelte, le nostre direzioni di vita. Quanto siamo ‘disintegrati’, quanto abbiamo bisogno di ritrovare la ‘via dell’unità e della pace’. Non solo fuori di noi, ma anzi, prima di tutto dentro di noi! Perché, ce lo ricorda Gesù nel vangelo, possiamo fare il bene non per fare il bene, ma per essere visti. Sì, possiamo vivere sconnessi dal nostro cuore, dalla nostra realtà e fingere. Anche nel fare l’elemosina, nel pregare Dio, nel digiunare come se ci dovessimo meritare sempre l’amore a suon di performance: e allora ci mettiamo una maschera e via… Una maschera per non accogliere il nostro viso, imperfetto, povero, magari diverso da quello che vorremmo o da quello che pensiamo possa piacere a Dio o agli altri. Ma l’unico nostro, l’unico che abbiamo. E ci facciamo la guerra e ne vorremmo un altro. Più buono, più prestante, più capace, più… Eppure, fino a quando non lo accetteremo così com’è sentendoci amati per quel viso faremo sempre la guerra con noi, con Dio e con gli altri.

La guerra nasce infatti prima di tutto dentro di noi quando vorremmo essere altro, quando pretendiamo di essere altro. In questa Quaresima allora potremmo fare un percorso di accettazione di noi. Non per farcela andare bene, non funzionerebbe, ma per riconoscerci davvero amati da Dio nel nostro viso acqua e sapone. Lui ci ama quando siamo diversi, Lui ci ama così. Poveri, ma amabili.

Pezzi unici usciti dalla bottega del grande Artigiano di Pace.

E se ci lasceremo amare e abbracciare da Lui in questi 40 giorni scopriremo che non dobbiamo essere altro. Ma solo noi. Così come Lui ci ha fatti. E forse smetteremo di fare la guerra dentro di noi e con gli altri. Finisco rientrando in quella bottega. Ci è chiesto non di essere imprenditori o manager di pace, ma semplici artigiani. Perché l’opera dell’artigiano è fatta mescolando il sudore alla creatività dei pezzi unici e irripetibili, perché colmi delle imperfezioni e stravaganze di chi è fatto ‘a mano’. Forse anche noi potremmo accettare di entrare nella nostra bottega e unire il sudore della fatica alla creatività di chi può offrire un pezzo unico e insostituibile alla pace nel mondo: noi stessi.
Buona quaresima nell’integrità e nella pace.

#Vangelodelgiorno #mercoledidelleceneri

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