Domenica scorsa abbiamo lasciato Gesù e i suoi immersi fra la folla per la quale il Signore aveva provato profonda compassione. Come pecore senza pastore cercavano il conforto della Parola che dona luce ai tanti bui dell’esistenza. E giunta la sera… la moltiplicazione dei pani. Nel ciclo B, invece di proseguire nella lettura del racconto di Marco, si passa al IV Vangelo che, nel capitolo 6, introduce la catechesi sul Pane di Vita che ci farà compagnia per 5 domeniche. Eccoci alla prima.
Gesù passa con i suoi all’altra riva e una grande folla lo segue per i segni che compie sugli infermi. Giovanni evoca la Pasqua collegando il racconto all’evento della morte e risurrezione del Signore e, dunque, all’eucaristia domenicale che nelle sue comunità si celebrava. La folla per la quale Gesù ha compassione ha fame ed egli non si accontenta di annunciare l’amore del Padre, ma vuole in qualche modo renderlo concreto perché l’amore vero ha bisogno dei fatti così come delle parole che li svelano. Per tale ragione domanda ai suoi discepoli di non restare a guardare, ma di coinvolgersi. Gli apostoli infatti rischiano di trattare la questione come spettatori esterni. Ecco perché Gesù chiede a tutti di sedersi di sedersi.
‘Oddio – avranno pensato Andrea, Filippo e gli altri – e ora che facciamo?’. Tutti si siedono sull’erba, evocazione al banchetto messianico dove il buon pastore guida le sue pecore a ricchi pascoli (cf. Sal 23). Gesù allora prende i pani, rende grazie al Padre, li dà a chi è seduto: tutti si saziano e ne avanzano 12 canestri. Miracolo dell’amore perché, aggiunge Giovanni: “riempirono 12 canestri con i pezzi dei 5 pani d’orzo avanzati a coloro che avevano mangiato”.
E scopriamo allora che le nostre paure di non aver amore sufficiente per tutti si sciolgono come neve al sole. Ricordo un passaggio struggente di Annalena scritto il 13 agosto 1981 da Wajir nel quale racconta: “Mi vengono in mente i primi tempi del casermone quando, a ogni nuovo caso che entrava nella mia sfera d’amore, mi chiedevo con sgomento se c’era posto concretamente anche per questa nuova creatura e mi sembrava che le energie d’amore assommassero a un numero ristretto e dovessero dunque essere divise fra un numero di persone che cresceva ogni giorno di più, ma io non potevo fare a meno di «far entrare» nel mio giro d’amore quei diseredati, quei non voluti, quei non amati che incontravo ogni giorno in quel casermone diventato il mio paradiso in terra. E un bel giorno mi accorsi, oh!
Non dimenticherò mai la gioia sconvolgente che fece impazzire il mio cuore, mi accorsi che le mie energie d’amore si erano moltiplicate e continuavano a moltiplicarsi e si sarebbero moltiplicate in eterno… e che potevo continuare a far posto nel mio cuore SENZA PAURA”.
Signore il tuo amore è infinito… fa che non lo limitiamo per stare dentro ai nostri schemi… ma accettiamo che la nostra barca navighi nell’Oceano sconfinato della tua misericordia per gli altri.
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