Domenica scorsa abbiamo udito da Gesù parole mozzafiato: “io sono la vite, voi i tralci”. E se è vero che il tralcio è parte viva della vite, il suo prolungamento che da vita ai grappoli e dunque ai frutti, significa che la Vite vuole far frutto attraverso di noi. Avrebbe potuto farlo da sola e invece decide di farlo attraverso di noi. E per donare l’uva al mondo in attesa del vino nuovo della festa, ci è stato chiesto di rimanere in Lui e di accogliere le parole del vangelo.
In questa sesta domenica di pasqua si continua la lettura del capitolo 15 di Giovanni nel quale si aggiungono elementi perché possiamo davvero essere tralci di quella vite. E dunque scopriamo che rimanere il Lui significa lasciarsi amare dallo stesso amore con il quale il Padre ama il Figlio. Amore che spesso non riusciamo ad immaginare perché non sempre abbiamo esperienze positive di paternità. Ma è un amore sconfinato, un amore senza confini, un amore gigantesco… un amore ‘da Dio’. Ebbene noi siamo amati così: “come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”. Dovremmo saltare, esultare perché “la vostra gioia sia piena”.
Il vangelo ci domanda un altro passo. Oltre al lasciarsi amare, infatti, ci è domandato di osservare i comandamenti. E so che questa parola fa storcere il naso quasi come per dire: ‘ecco la fregatura…’. Abbiamo cioè l’impressione che questi comandamenti siano una serie di leggi esterne a noi che cadono dall’alto, qualcosa che ‘dobbiamo fare’ per piacere a Dio, per convincerlo che siamo ‘carini’ e che proviamo ad ascoltarlo. E invece nulla di tutto questo.
Lo dico perché tutti noi stiamo davanti ai comandamenti come se fosse una dieta nella quale, si sa, le cose più buone sono da evitarsi perché fanno male. Come le patatine fritte o il gelato. E invece non è così. I comandamenti sono andare mano nella mano con Dio lungo il cammino della vita imparando da Lui l’arte dell’amore. L’amore è l’unico vero comandamento. E l’amore non è qualcosa ‘da non fare’ ma da fare perché è una realtà concretissima (cf. 1Cor 13,4-7).
Signore lascia che la tua linfa del tuo Spirito giunga fino a noi che siamo i tuoi tralci e allora anche noi sapremo amare come tu ci hai amati e, nonostante le nostra fragilità e povertà, potremo portare il vino nuovo della festa al mondo che lo attende.
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