Qui in Brasile questa domenica festeggiamo tutti i santi e in Italia la 32^ domenica del tempo ordinario offre l’immagine di una donna straordinaria. Una donna che Gesù rende ‘maestra dell’amore’ per i suoi discepoli di ieri e di oggi. Nel tempio infatti, dopo aver risposto alle domande insidiose di chi voleva solo metterlo in difficoltà, domande legate al rispetto freddo e legalista dei precetti, finalmente incontra una persona che si gioca tutta con Dio. E in quella moneta consegna la sua vita.
Papa Francesco ha ricordato nell’angelus del 1° novembre che i santi sono persone felici perché si sono consegnate totalmente a Dio. E allora immagino il volto stupendo di questa donna che ha affascinato il Maestro. Volto pieno di vera consegna e vero amore. Una consegna e amore che non sono un sacrificio o una ‘triste porta stretta’, ma la gioia di sapere di ricevere tutto da Dio. Infatti, spesso pensiamo i santi come persone che ce l’hanno fatta, come persone che sono riuscite a raggiungere traguardi di perfezione che li hanno resi degni di stare vicino a Dio. In realtà la loro gioia nasce dal sapersi salvati (cf. Sal 50), dal sapere che la loro povera vita è abitata dal Santo. Sì, i santi sono quelli che hanno fatto spazio al Santo nella loro vita e per questo hanno smesso di misurarsi, di rattristarsi per i fallimenti, i propri peccati e le sconfitte: “Quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10) e “ti basta la mia grazia”.
Scrive papa Francesco: ‘La beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. E questo ti riempie di gioia. Non è una conquista umana, è un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita. È Lui che dà la santità a noi. Per questo siamo beati! […]. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza. Prendiamo questa parola: ammalarsi di tristezza.
Signore quante volte anche noi ci ammaliamo di tristezza perché non riusciamo ad essere come pensiamo tu ci voglia.
Manda il tuo Spirito su di noi e dacci la forza di mettere tra le tue mani il poco che siamo, come questa povera vedova, pieni di fiducia nel tuo amore di misericordia che ‘alza’ gli umili, quelli che stanno a terra… come noi…
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