Non è facile prepararsi bene alla liturgia di oggi perché la celebrazione ci fa passare in pochi minuti dal grido di giubilo e festa per l’accoglienza di Gesù a Gerusalemme, alle grida della folla che lo condanna: “crocifiggilo”. Due grida che dicono il nostro amore ballerino verso Dio. Un giorno Gesù è infatti l’amore della nostra vita, il nostro amico fidato, poi diventa colui da eliminare. Perché?
Perché arriva a Gerusalemme su di un asino e non su di un cavallo. Perché non sconfigge i nemici ma muore in croce. Eppure da quello strano pulpito a quelle due grida della folla il Gesù risponde con altre due grida che abbracciano per sempre i nostri alti e bassi con lui. Il primo è il grido delle tre: “Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»”. Con questo salmo egli si pone a fianco di tutti i disperati della storia, di coloro che si sentono soli, senza più speranze, abbandonati dalla vita e da Dio. Una solitudine che però è appello a Lui, a quel Dio che è riconosciuto come MIO. È come dicesse: ‘Tu sei il MIO DIO e so che anche in quest’ora assurda nella quale io ti avverto lontano tu sei con me. Tu sei mio e io sono tuo. Per sempre’. Infatti lo stesso Salmo avanza fino all’esclamazione: “tu mi hai risposto” (Sal 22,22) perché Dio non dimentica i suoi figli, ma è loro accanto anche nell’ora più tenebrosa della vita.
Ma ecco giungere anche il secondo grido: “dando un forte grido spirò”. Gesù saluta la vita con il grido della nascita di ogni bambino, il grido di una preghiera senza più parole, il grido di chi si butta tra le braccia del Padre sapendo di attraversare uno spazio di vuoto. Un grido che nella sua drammaticità canta una fiducia senza fine, una speranza certa, un amore totalizzante. Sì, Gesù raccoglie le grida altalenanti della folla nelle sue grida crocifisse. Grida che raccolgono la sfiducia e la disperazione del mondo e le fanno diventare un canto di amore e fiducia verso quel Dio che ci corre incontro a braccia aperte e con il cuore squarciato per sempre dall’amore per noi.
Signore gridando sulla croce hai raccolto per sempre tra le braccia del Padre le grida disperate di chi soffre e vien meno nel cammino della vita. Aiutaci a farci prossimi, a raccogliere le grida dei poveri e dimenticati e a farle diventare una melodia di fiducia e di speranza.
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